Oggi portavo una bolsa più appesantita e mi ero vestita meglio dell´ultima volta. Era ormai il mio rituale ma oggi doveva essere diverso.
Eravamo in salotto e lei impeccabile mi versava del caffé. Mi tremavano le mani, mi guardavo attorno, dal salotto vedevo tutte le porte delle stanze, chiuse. Mi sentivo soffocare, ero disperata, atterrita, piangevo.
- - Frida, calma, dai calma. Vedrai che è al lavoro ancora o in metro. Lo sai che li il cellulare non prende nemmeno. Forse sta arrivando a casa ora.
- - Giulia, ti giuro, non ce la faccio piú. Non faccio altro che immaginarlo abbracciato ad un´altra, non posso vivere piu cosi. (Sospiro, non riesco a guardarla) Tu sei sempre cosi carina con me.
Giulia, si era alzata, ora appoggiava una mano sulla mia spalla. Non sapeva piu cosa dirmi. La guardai, volevo sorridere, la mia bocca fece una smorfia storta. Posai i miei occhi sulla mia borsa, pesava sulle mie gambe.
- Grazie sei una amica. Non so come farei senza di te. Penso che ora posso andare.
- Sicura?, nemmeno ti sei pressa il caffè.
- Si, grazie. Ti chiamo quando arrivo a casa. Sto bene, credimi.
La baciai, mi sono diretta all´uscita. La porta dell´ascensore si è aperta davanti a me, ho guardato la mia borsa, ho guardato lo spazio dentro l´ascensore, troppo piccolo, mi sentivo soffocare di nuovo.
Mi sono girata per prendere le scale, ed ho visto la porta di casa di Giulia era ancora aperta. Mi sono avvicinata per chiuderla ed ho sentito le voci.
Sono entrata, li ho visti, lui la teneva stretta contro se, separava delle ciocche di cappelli di davanti al suo viso, la baciava.
- Carlo, non ce la faccio piú. Lasciala, vieni da me.
Ho messo la mano nella borsa, ho presso la pistola, due colpi. Loro non mi hanno visto. Ho aperto le finestre. Troppa puzza, mi sentivo meglio adesso che entrava un pó dária in quella casa. Mi sono seduta di nuovo sul divano, li guardai loro due stessi per terra. Messi due zollette di zucchero dentro il caffe.
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